Under the Radar
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Tempo di lettura: circa 12 minuti.
Cari lettori e investitori,
ben ritrovati in questa nuova edizione della nostra newsletter, in cui analizziamo gli ultimi sviluppi dei mercati e cerchiamo di trovare le aziende con più possibilità di crescita futura. Nella settimana appena trascorsa, abbiamo assistito a un ulteriore indebolimento dei principali indici, con alcuni di questi che hanno registrato performance negative dall’inizio dell’anno.
A livello geografico, fa eccezione l’Europa, che nell’arco degli ultimi due mesi ha ottenuto rendimenti a doppia cifra. Si tratta di un risultato anomalo, soprattutto se consideriamo che, solo qualche mese fa, ben pochi analisti avrebbero immaginato una simile forza del vecchio continente. Ammetto che neanche io mi aspettavo una spinta così decisa all’interno dei mercati europei in questa fase iniziale dell’anno:
Se andassimo a esaminare unicamente i fondamentali economici e le prospettive di crescita future dell’Europa, il quadro non apparirebbe così roseo. In particolare, ascoltando i diversi discorsi dei leader politici, emerge una situazione geopolitica complessa, in cui l’ipotesi di un conflitto non è più considerata così remota. Naturalmente, oltre alle terribili conseguenze umanitarie, un’eventuale guerra avrebbe ripercussioni devastanti anche sui mercati finanziari e sulle attività produttive, che potrebbero subire stop prolungati. Guardando alla storia, è già accaduto che le Borse venissero chiuse per tutto il periodo di un conflitto bellico, generando così una paralisi dei flussi di capitale e un ulteriore colpo per gli investitori.
Supponendo che la guerra non sia imminente, non possiamo comunque ignorare gli altri fattori di criticità che affliggono il contesto economico europeo. Uno su tutti è la crescita economica in forte rallentamento, a cui si aggiunge l’enorme peso del debito pubblico di molti Stati membri. A complicare ulteriormente il quadro, persistono i prezzi elevati dell’energia, dovuti in parte alle sanzioni che i nostri beneamati politici hanno scelto di imporre al nostro fornitore numero uno. Tutti questi elementi, presi insieme, aumentano il rischio di una possibile recessione o, nei casi peggiori, di una vera e propria depressione entro un orizzonte temporale di circa 18 mesi.
Personalmente, di fronte a tali scenari, prediligo evitare o ridurre l’esposizione su società con sede in Europa, specialmente se il loro business dipende in larga misura dai consumi interni di un’economia che potrebbe indebolirsi. Sono più interessato, invece, a quelle realtà europee che vantano una forte presenza in mercati esteri in crescita, come la Cina o gli Stati Uniti, in modo da diversificare i rischi geografici.
Eccoci quindi al cuore dell’edizione di oggi. Parleremo di un’azienda estremamente interessante, che nel proprio paese di origine detiene una quota di mercato di circa il 70%. Ho inserito questa società nel mio portafoglio diversi mesi fa, ma non avevo mai fatto un’edizione dedicata.
Prima di cominciare, vi ricordo che, se desiderate approfondire gli argomenti toccati nelle edizioni precedenti, potete cliccare sul link riportato qui di seguito:
La Trimestrale che non ci aspettavamo
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Come sempre, tengo a ribadire che le informazioni contenute in questa newsletter non costituiscono consigli finanziari. Si tratta unicamente delle mie opinioni personali, basate sulla mia esperienza e sulle mie ricerche.
Fatte queste premesse, direi di entrare nel vivo.
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